Quando si dice il caso. Percorri una delle tante strade del tuo paese, segui una vecchia 500 bianca e ti metti a ricordare con il tuo compagno di viaggio i tanti ricordi legati a questo mito dell’Italia del boom economico arrivata fino alla tua giovinezza. E parlando, per puro caso, vedi venirti incontro in fondo alla provinciale, come in un ideale passaggio generazionale, il suo clone ma in versione moderna. Allora, scatti una foto al volo ad immortalare l’evento che sembra davvero singolare perché entrambe le auto sono 500, entrambe bianche, entrambe su strada, ma direzioni opposte e storie diverse. Ciò che colpisce sono i volumi: quella che passa per una utilitaria dei nostri anni appare gigantesca in confronto all’antenata. E ti chiedi ancora come avranno fatto le famigliole di 4 o 5 persone ad affrontare viaggi anche solo di venti o trenta chilometri negli anni 50?
La 500 in versione originale è un mito indissolubile del genio italico, dei designers, degli ingegneri, dei progettisti di carrozzerie, degli imprenditori che volevano dare vita ai sogni dell’italiano uscito malconcio, anziché no, dalla seconda guerra mondiale. E come tale è entrata a far parte della galleria permanente del Museo di Arte Moderna di New York, il famosissimo MoMA, accanto a veri miti dell’automobile del ‘900 dai marchi prestigiosi : Porche, Ferrari, Jaguar, Volkswagen, Jeep.
Chi poteva immaginare che un’auto umile identificabile con le masse popolari del dopoguerra e da sempre fonte d’ispirazione di nomignoli affettuosi, dal più fine “cinquino” alla romanesca “cinquepiotte”, potesse divenire spunto per generazioni di artisti ed icona del design mondiale? Eppure è così, come innumerevoli esempi di geniale inventiva prodotta dall’industria italiana. Industria che speriamo resti nel nostro Paese, nonostante le acquisizioni da parte di altri gruppi internazionali di storici marchi italiani cui assistiamo ormai da anni; che di tali marchi non resti solo il cosiddetto brand. S.S.